Nel decreto liberalizzazioni “Cresci Italia” da cui tutti
gli operatori si aspettavano un sincero cambiamento a vantaggio dei
danneggiati, è ricompresa una modifica a quella particolare clausola del
risarcimento in forma specifica. Che prevede che chi subisce un danno da
circolazione stradale ed ha sottoscritto questa clausola a fronte di un
promesso sconto sul premio della polizza rca, dovrà portare a riparare la
propria vettura presso una carrozzeria fiduciaria della propria compagnia assicurativa.
Qualora invece decidesse di esercitare il proprio libero arbitrio (com’è
consono alla nostra costituzione) nella scelta del riparatore si vedrà
applicare una penalità del 30% sul costo sostenuto per la riparazione.
Ecco cosa dice il decreto:
“Art. 29 Efficienza produttiva del risarcimento diretto e
risarcimento in forma specifica
1. Nell’ambito del sistema di risarcimento diretto
disciplinato dall’art. 150 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n.209, i
valori dei costi e delle eventuali franchigie sulla base dei quali vengono
definite le compensazioni tra compagnie sono calcolati annualmente secondo un
criterio che incentivi l’efficienza produttiva delle compagnie ed in
particolare il controllo dei costi dei rimborsi e l’individuazione delle frodi.
2. In alternativa ai risarcimenti per equivalente, è facoltà
delle compagnie offrire, nel caso di danni a cose, il risarcimento in forma
specifica. In questo caso, se il risarcimento è accompagnato da idonea garanzia
sulle riparazioni, di validità non inferiore ai due anni per tutte le parti non
soggette a usura ordinaria, il risarcimento per equivalente è ridotto del 30
per cento.”
Ecco cosa ne pensano i carrozzieri:
“Oltre a ledere la libertà di scelta dei consumatori, si
metterebbero in ginocchio 14.000 imprese di carrozzeria indipendenti, che non
operano in convenzione con le compagnie di assicurazione”, spiegano in una nota
i presidenti di Cna/Unione Servizi alla Comunità, Bruno Tosi, di
Anc/Confartigianato, Silvano Fogarollo, e di Casartigiani/ Autoriparazione,
Mario Coltelli. I rappresentanti di categoria in una audizione alla Commissione
Industria al Senato della Repubblica hanno sollecitato l’immediata abrogazione
della norma.
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