Ci si aspettava dal decreto sulle liberalizzazioni della
fase II del governo Monti, “cresci Italia”, modifiche sostanziali al settore
assicurativo. Con particolare riferimento alla rottamazione dell’indennizzo
diretto (almeno per il risarcimento delle micro lesioni del conducente) e alla
vendita dei contratti assicurativi legati ai mutui da parte delle banche. Se
nelle bozze e nelle indiscrezioni circolate nei giorni che hanno preceduto la
votazione del provvedimento, si erano accessi flebili lumini di speranza a
scaldare gli animi sia dei danneggiati che dei patrocinatori, alla lettura dei
testi votati le tenebre hanno ripreso il sopravvento.
Per quanto riguarda il comparto RC Auto ogni riferimento
alle modifiche degli artt 149 e 150 del D.Lgs 209/2005 è svanito nel nulla,
fatto salvo un accenno alle modalità di compensazione tra le compagnie.
Si incrementerà il risarcimento in forma specifica che aveva
già messo in allerta Catricalà, quando era alla guida dell’AGCM e che limiterà
la libertà di scelta del danneggiato nella scelta del riparatore della propria
autovettura, danneggerà il mercato e la libera concorrenza tra i riparatori
stessi. Non solo il povero danneggiato se non si assoggetterà agli imperativi
assicurativi e avrà l’audacia di richiedere il risarcimento per equivalente,
quest’ultimo verrà ridotto del 30%. Sarà il caso di rileggere la costituzione? Oppure
riformiamola salvaguardando i diritti delle compagnie e non già quelli dei
cittadini.
Per quanto riguarda le banche potranno continuare a
subordinare l’erogazione del finanziamento al prodotto assicurativo, purché
sottopongano all’attenzione del cliente almeno altri due preventivi di altri
gruppi assicurativi e/o bancari.
Vulpes pilum
mutat, non mores